Come professionisti sul mercato del riscaldamento dal lontano 1951, ci stiamo occupando della ripartizione dei costi per riscaldamento e acqua calda sanitaria in base ai consumi da molti decenni. Anche con l’esperienza avuta partecipando a molti tavoli tecnici, con queste domande e risposte cerchiamo di dare delle informazioni semplici anche a non tecnici in questa materia che spesso è piena di disinformazione e confusionaria. Maggiori approfondimenti con schede dedicate per argomenti possono essere trovati all’interno del blog (richiesta registrazione).
Offriamo queste informazioni perchè siamo da sempre fermamente convinti che solo se il consumatore finale è in grado di capire bene ogni passo che porta alle sue spese per riscaldamento di fine anno, sia per il funzionamento dei dispositivi, come anche per la modalità di ripartizione la ripartizione in base ai consumi sarà ben accettata da tutti portando anche le contestazioni ad un minimo.
Esistono solo due tipi di dispositivi per il rilevamento dei consumi in edifici plurifamiliari (condomini) che sono regolamentati da una norma UNI EN:
Contatori per energia termica: misurano in unità fisiche (kWh). Necessitano di una distribuzione orizzontale dell’impianto di riscaldamento, cioè l’acqua entra in un punto, riscalda l’appartamento e poi esce nello stesso punto. La norma tecnica che regola questi dispositivi è la UNI EN 1434
Ripartitori di costi per riscaldamento: vengono installati su ogni radiatore presente nell’edificio e rilevano i consumi in modo proporzionale. In parole semplici, ci dicono che un radiatore (o un gruppo di radiatori) ha consumato un tot in più o meno di un altro (o di un altro gruppo). La norma che regola questi dispositivi è la UNI EN 834.
Convenzionalmente si definisce una ripartizione dei costi basata sui contatori di energia termica contabilizzazione diretta, mentre quella che si basa su ripartitori di costi per riscaldamento contabilizzazione indiretta.
Esistono sul mercato anche altri dispositivi, ma non sono normati nell’ambito europeo da una norma UNI EN e per questo ne sconsigliamo l'uso.
Fondamentalmente esistono due metodologie: quella basata sulla norma UNI 10200 e quella semplificata o europea. La norma UNI 10200 è stata resa completamente volontaria dal Dlgs 73/20. Esiste la piena libertà per l’assemblea di decidere quale metodo vuole adottare. Per evitare contestazioni è però di fondamentale importanza che l’assemblea decida esplicitamente come vuole ripartire i costi.
Per diverse ragioni consigliamo di adottare la metodologia semplificata. Prima di tutto è trasparente e facilmente comprensibile da tutti, anche se tecnicamente non molto ferrati. Poi, per i millesimi di riscaldamento con i quali si ripartisce la quota fissa, non si devono usare quelli basati sui fabbisogni delle singole unità immobiliari (penalizzano fortemente alcune unità, mentre avvantaggiano fortemente altre). Oltre al fatto che non esiste alcuna ragione tecnica per adottare i millesimi basati sui fabbisogni, facciamo presente che questi negli anni ha creato solo contestazioni, litigi e incomprensioni (a ragione).
Se nel condominio sono installati dispositivi per il rilevamento dei consumi (es. contatori di energia termica o ripartitori) leggibili da remoto, SI!
'Leggibile da remoto' è definito un dispositivo che può essere letto senza dovere accedere nell'unità immobiliare. Di conseguenza anche tutti i ripartitori "walk by" che sono stati installati negli utlimi anni dal 1 gennaio 2022 sottostanno a questo obbligo.
Al momenta ci risulta che solo la Regione Lombardia, con una legge regionale (DGR 3502 del 05/08/2020), abbia esentato da questo obbligo i sistemi 'walk by' già esistenti.
Si. Anche se un utente non preleva calore, la sola messa a disposizione che può richiederla quando vuole, ha dei costi. Poi la quota fissa deve prevedere non solo le perdite d’impianto, ma anche mitigare il fatto che il calore viene trasferito da un’utenza all’altra. È facile immaginarsi che, un appartamento con un utente che vuole avere in casa 20°C che è circondato da altri che tengono il riscaldamento spento, deve riscaldare molto di più. Questo fattore è essenzialmente dipendente dal comportamento dei singoli utenti e quindi non può essere calcolato con formule tecniche. Volere determinare la quota fissa prevalentemente mediante calcoli tecnici è l’errore più frequente fatto, poiché è semplicemente impossibile.
Una quota fissa alta (fino al 50%) continua a garantire la motivazione per l’uso intelligente del riscaldamento, ma attenua eventuali iniquità che possono sorgere. Questo riduce di gran lunga le contestazioni e promuove l’accettazione della ripartizione secondo i consumi da parte del consumatore finale.
È indiscutibilmente l’assemblea. Anche se l’assemblea si vuole rivolgere a un tecnico per una consulenza sulla determinazione della quota fissa, deve poi per forza avallarla in assemblea. Questo è un punto spesso sottovalutato e apre le porte a ogni tipo di contestazioni.
Se si applica la metodologia prevista dalla norma tecnica UNI 10200, dal 2020 diventata volontaria, si. Questa norma prevede che nel caso di contabilizzazione diretta la quota fissa viene determinata inderogabilmente dalla differenza dell’energia prodotta dalla caldaia o fornita centralmente da teleriscaldamento e la somma dell’energia rilevata dai contatori per calore presenti nelle unità immobiliari. Questa metodologia ha molteplici criticità, non per ultima quella che non considera le trasmissioni di calore tra le utenze di cui abbiamo parlato prima. Conseguentemente è nostro fermo convincimento che anche per la contabilizzazione diretta, come per la indiretta, è meglio scegliere una quota fissa in percentuale predefinita.
È essenziale che l’assemblea non solo decidi chi incaricare per il servizio di lettura ecc, ma anche sul metodo di ripartizione, la quota fissa, e che cosa si deve fare nel caso di imprevisti. Anche la metodologia nel caso di stime è fondamentale! Nel caso di contestazione sui conteggi di ogni genere, la nostra esperienza insegna che i giudici per prima cosa vanno a verificare cosa l’assemblea aveva previsto nelle deliberazioni! Abbiamo preparato una scheda a parte con un riassunto delle decisioni più importanti da prendere.
Questo è un tema sul quale negli anni si è discusso molto e si trovano delle interpretazioni più diverse anche da parte della Cassazione.
Cerchiamo però di dare risposte chiare e semplici basate sulla legislazione vigente.
Dal 2016 (Dlgs 102/14 e smi) anche in Italia è obbligatoria la ripartitzione delle spese per riscaldamento in base ai consumi. Questa ripartizione è fatta prevedendo una quota consumo e una fissa (ripartita in millesimi, senza riguardo ai consumi).
L'art. L'articolo 1118 comma 4 del codice civile recita testualmente: “Il condomino può rinunciare all'utilizzo dell'impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini.
Ora, usando solo un minimo di logica, non esiste la minima possibilità che, se un utente si distacca, questo non costituisce un aggaravio di spesa per tutti gli altri, se non paga la sua parte di quota fissa.
Conseguentemente la risposta dovrebbe essere semplice e univoca: si, un utente si puù distaccare dal riscaldmaneto centrale (anche senza chiedere il permesso all'assemblea) a condizione che, come tutti gli altri, continui a pagare la quota fissa di sua competenza. Questo ovviamente oltre le spese straordinarie sull'impinato stesso, nel caso che sorgano, siccome rimane proprietario dell'impianto.
Leggendo quanto previsto letteralmente dalle leggi in vigore, non si capisce come qualcuno possa sostenere qualcosa di diverso.
La ripartizione delle spese può essere solo effettuata quando si conoscono tutte le spese sostenute durante il periodo d'esercizio, quindi alla sua fine. Se durante il periodo d'esercizio cè un cambio di utenza (ad es. per vendita dell'appartamento o entrata di un nuovo affittuario) è impossibile scindere precisamente i costi tra un'utente entrante e uno uscente. Quindi per un conteggio finale si dovrà aspettare la chiusura d'esercizio.
La UE ha solo emanato con una Direttiva che gli stati membri devono ripartire i costi in base ai consumi. Questo al fine di un uso più intelligente del riscaldmanto (e ACS) e quindi per motivare al risparmio energetico.
Quindi la Direttiva dice solo che una buona parte dei costi deve essere ripartita in base ai consumi.
Il fatto però che ci devono essere progetti, calcoli che possono fare solo 'tecnici abilitati', che le utenze ad es. dell'ultimo piano debbano essere castigate con una quota fissa maggiorata, ecc., ecc. lo dobbiamo solo alla legge Italiana. Nessun altro pease UE prevede tutto ciò. Per fortuna il legislatore nel 2020 ha reagito e ha ridato il potere decisionale all'assemblea togliendo tutti gli obblighi come appena descritti.
Se un utente paga per qualsiasi ragione di meno di quanto dovrebbe (per malafede, negligenza, incuranza, ecc), la quota o parte di quota mancante viene in automatico pagata da tutti gli altri!
Il totale dei costi d'esercizio da ripartire rimane sempre lo stesso. Conseguentemente quanto qualcuno paga di meno lo pagano gli altri.
Abbiamo riassunto diverse possibilità per ottenere risparmi significativi sui costi per riscaldamento e acqua calda, senza dovere fare interventi costosi e complicati.
Vi consigliamo di scaricare quata piccola guida: Oilcontrol_Consigli_per_il_risparmio_energetico_it
Questo è un malinteso che il nostro personale incaricato a rispondere a utenti spesso incontra.
Bisogna sempre tenere presente che il rapporto tra azienda di servizi e il condominio è sempre determinato con l'amministrazione del condominio.
A parte informazioni generali sulle procedure e i sistemi, che peraltro trovate anche in questa FAQ, l'ultimo responsabile dei conteggi e letture rimane l'Amministratore del condominio.
Per questo, non solo per ragioni legali, ma anche per correttezza nei rapporti, come azienda di servizi non possiamo rispondere a richieste che si riferiscono esplicitamente alle letture e/o ai conteggi individuali degli utenti.
Poi nel caso di appartamenti locati, l'affittuario si deve rivolgere al proprietari dell'appartamento/utenza, che a sua volta si rivolgerà all'Amministratore.
Ovviamente l'Amministratore, se ritiene che una richiesta è utile ad essere inoltrata alla nostra azienda di servizi, ci può esplicitamente delegare a rispondere direttamente all'utente stesso e saremo lieti di dare il nostro massimo aiuto su qualsiasi cosa che si riferisce ai sistemi installati.
È anche utile ricordare che come azienda di servizi operiamo su diretto incarico dell'Amministratore, che non può e deve essere sostituito da terzi.
OMS (Open Metering System) è uno standard elaborato del OMS-group che garantisce l'interoperabilità della comunicazione radio per la trasmissione dei consumi per contatori di -calore -acqua, -gas e elettricità. È prevalentemente pensato per gestori di servizi pubblici per garantire la trasmissione dei principali dati di consumo di diversi dispositivi su una piattaforma predefinita e "omologata".
In parole povere, garantisce che i contatori trasmettono con un preciso protocollo, ad una precisa frequenza e con una chiave AES per la criptazione.
Solo questa chiave garantisce la conformità con le leggi della privacy in vigore.
Ma questo standard per la trasmissione dei dati per sistemi di ripartitori, ha anche molti svantaggi in confronto ad altri sistemi, pur "aperti", ma in modo diverso. Elenchiamo qualche dei più importanti:
Ad esempio il nostro ripartitore TMS 566 (non "OMS", ma ciònonostante "aperto") è bidirezionale e permette la programmazione di qualsasi parametro del ripartitore dall'esterno, cioè senza dovere accedere all'appartamento. Quindi interventi di manutenzione diventano facilissimi.
La frequenza delle trasmissione dei dati via radio può essere liberamente scelta e impostata. Quindi, per una lettura a frequenza mensile, il ripartitore manda i segnali radio (es: letture) solo una volta al mese. Nel resto del periodo rimane muto.
secondo lo standard "OMS" il protocollo trasmesso è 'corto', quindi con molto meno dati trasmessi in confronto a quello 'normale'.
Per quanto riguarda la possibilità di cambio dell'azienda di servizio che effettua le letture alla scadenza del contratto, basta accordarsi che le chiavi AES vengano tolti o cambiati a volontà del cliente.
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
OMS_OndeRadio_SistemiAperti_chiusi_it Comparazione sistemi OMS868 e OpenTMS 433
Purtroppo NO. La comunicazione nei sistemi "OMS" deve essere protetta da una forte crittografia (AES-128). Questo per oittemperare sia allo standard OMS che al GDPR.
Senza questa chiave è impossibile leggere in chiaro i dati trasmessi dal ripartitore (anche se il ripartitore è stato venduto come "OMS").
Conseguentemente il primo obbligo di un'azienda che vi installa un sistema "OMS" è di comunicare questa chiave!
Poi deve garantire il libero accesso ai dispositivi (es. ripartitori) per il caso di manutenzioni necessarie. Conseguentemente, per potere essere dichiarato 'sistema libero', devono essere comunicate eventuali password.
Attenzione! Ci sono aziende che offrono sistemi OMS, ma, proteggendo il loro sistema con password, poi richiedono di rivolgersi a loro per qualsiasi intervento (rotture apparecchi, montaggio su nuovi radiatori, ecc, ecc). Questo certamente non significa avere la completa libertà di scelta dell'azienda di servizi!
No! Ad esempio, già nel lontano 2016 il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ha precisato che i ripartitori per costi di riscaldmento possono solo essere installati da aziende abilitate in base al DM 37/2008 art. 1 comma 2, lettera c)!
Anche per altri interventi, ad esempio allacciamenti alla corrente elettrica di centraline, collegamenti di cavi per dati con corrente elettrica (es. M-BUS), ecc., l'azienda installatrice deve essere abilitata per questi specifici lavori.
Solo l'azienda ufficialmente abilitata può poi redigere l'obbligatoria Dichiarazione di Conformità (DiCO) prevista.
ATTENZIONE: Anche se spesso sottovalutate, la non osservanza di queste disposizioni legislative possono portare a pesanti conseguenze, anche di responsabilità, per l'Amministratore!
Ripartizione con ripartitori per costi di riscaldamento
È la corretta determinazione del fattore di correzione (“K”) che appaia il ripartitore al radiatore. Il ripartitore, quando esce di fabbrica, non “sa” su quale radiatore viene installato. Quindi è di fondamentale importanza “dirgli” la potenza nominale del radiatore e l’accoppiamento termico che ha con la superfice del radiatore.
Solo aziende professionali di altissima qualità garantiscono la correttezza di questi valori. Se ad esempio alla vostra richiesta su come sono stati determinati questi valori vi viene risposto “secondo il metodo dimensionale”, diffidate subito, in quanto questo metodo molto semplicistico, anche ssecondo la norma tecnica, è solo la quarta metodologia da adottare in casi assolutamente eccezionali!
L'altra condizione fondamentale per il corretto funzionamento del ripartitore è la sua posizione di montaggio: deve essere seguito in modo scrupoloso quanto prescritto dal produttore del ripartitore! Di norma, per radiatori 'normali' è al 75% dell'altezza del radiatore e in centro rispetto la sua lunghezza.
Con la valvola termostatica si regola la temperatura del radiatore. Il ripartitore semplicemente rileva quanto il radiatore sta ‘consumando’. Quindi non comunicano tra di loro.
È forse la frase che i nostri tecnici di servizio, dopo l’esercizio, sentono di più. Come già detto, il ripartitore semplicemente rileva la temperatura sulla superficie del radiatore. A parte se il ripartitore è guasto, la causa di questi conteggi è quella che il radiatore per certi periodi era caldo. Se la valvola termostatica veramente era sulla posizione ‘chiusa’, la causa più frequenti è che è bloccata. La prima cosa da fare è quindi di farla controllare dall’istallatore.
Un guasto del ripartitore stesso, su ripartitori di qualità, viene segnalato nelle liste letture. Ad esempio il sistema TMS 566 invia ogni mese una mriade di dati, comprese le temperature del radiatore e dell'ambiente rilevate. Se non esiste questa segnalazione, un rilevamento sbagliato è quasi impossibile.
Se un'utente continua ad avere dubbi sull'affidabilità del suo ripartitore, ditte altamente professionali offrono il servizio di fare controllare il ripartitore presso i laboratori dei produttori. È un servizio abbastanza costoso, ma se l'utente è sicuro che il suo ripartitore è guasto nonostante i controlli sopra citati, conviene.
No. I ripartitori rilevano i consumi relativi, cioè indicano se un radiatore ha consumato di più o di meno rispetto ad un'altro. Questi consumi vengono indicati in unità di ripartizione.
I contatori di energia termica rilevano i consumi in unità fisiche, cioè ad es. in kWh. Le unità di ripartizione del ripartitore non possono essere direttamente correllate con kWh.
Si, proprio per la caratteristica del sistema che rileva i consumi relativi, proporzionali. Se un radiatore è senza ripartitore, il suo consumo dovrebbe essere stimato con il massimo del suo potenziale uso.
L'assemblea dovrebbe deliberare cosa accade in questi casi. Ad esempio che nel caso che viene rifiutato l'accesso, il consumo venga stimato con il massimo, anche maggiorato del 20%. Se l'accesso è impossibile non per colpa dell'utente, la stima potrebbe essere un consumo medio nel condominio, oppure il consumo degli anni precedenti. Questi sono solo pochi esempi, ma la cosa importante è che l'assemblea approvi le stime da fare nei diversi casi.
È di fondamenale importanza che venga seguito in modo preciso quanto indicato dal manuale del produttore del ripartitore.
La posizione normale è al centro del radiatore ad una altezza del 75%. Questa altezza non deve differire di più di 10mm! Esistono montaggi speciali per radiatori speciali, come quelli molto bassi (si monta al 50% di altezza) o termoarredi. Comunque la norma tecnica UNI EN 834, imperante per i ripartitori, prevede che deve essere installato nel primo terzo dove l'acqua scorre nel radiatore.
No! La norma tecnica UNI EN 834 lo vieta espressamente, eccetto per singoli rarissimi casi dove un mointaggio a vite è assolutamente impossibile. In questi rari casi però il ripartitore deve avere una sigillatura speciale per rendere impossibile il suo staccamento dal radiatore senza rompere dei sigilli.
A parte il fatto che i fattori di correzione potrebbero essere calcolati male, vi immaginate se un vicino di casa stacca il ripartitore all'inizio del periodo di riscaldmanto e poi alla fine lo incolla di nuovo? Visto che è semplicemente incollato, come lo si prova?
Una delle condizioni fondamentali per un rilevamento affidabile è la sua corretta installazione! Se il ripartitore non è montato precisamente nel punto previsto, i consumi rilevati diventano del tutto casuali e il conteggio di fine anno può giustamente essere contestato!
Premesso che tutto può essere manipolato, anche iul bancomat, è molto difficile manipolare un ripartitore correttamente montato. Non deve essere data la possibilità di uno smontaggio senza rompere dei sigilli. In più, ripartitori di alta qualità, segnalano qualsiasi tentativo di intervento esterno 'strano'. Quindi anche tentativi di manipolazione possono essere facilmente scoperti.
A condizione che sono installati a regola d'arte e il fattore di correzione (K) determinato in modo esatto, si può tranquillamente sostenere che i ripartitori sono dispositivi precisissimi ed assolutamente adatti per una ripartizione dei costi in base ai consumi affidabilissima.
Per proteggervi da future sorprese, chiedete sempre la Dichiarazione di conformità alla norma europea UNI EN 834! Solo un ripartitore installato in strettissima osservanza a tale norma, garantisce l'affidabilità di rilevamento dei consumi.
Il ripartitore non sa dove e come è montato. Quindi ogni unità di consumo che rileva deve essere corretta con un fattore. Questo fattore rispecchia la potenza nominale del radiatore come anche il modo con il quale il ripartiore è montato sul radiatore. Il coefficiente "K" può anche essere un valore proporzionale all'interno del sistema.
Visto che ogni unità di consumo rilevata viene poi moltiplicata con questo fattore, si capisce da solo l'importanza che ha. Quindi è fondamentale che venga determinato in stretta osservanza della norma tecnica UNI EN 834 da specialisti professionali!
La determinazione del fattore non è una cosa semplice e banale, perchè deve essere identificato nel modo più preciso possibile il produttore del radiatore e i dati tecnici.
Comunque un primo controllo può essere semplicemente fatto se si considera che, se un radiatore ha un fattore K=1, un'altro radiatore di identica costruzione ma con una potenza nominale doppia, quest'ultimo deve per forza avere un fattore K=2.
Assolutamente no! A parte casi speciali (termoarredi, radiatori molto bassi, ecc.) i ripartitori devono essere montati nel punto di 75% dell'altezza del radiatore e al centro rispetto la sua lunghezza. Questo può essere differente solo se il produttore del ripartitore nelle sue istruzioni ha dato indicazioni diverse. Ma anche in questo caso la indicazione deve valere per TUTTI. Secondo la norma si può differire al massimo solo di 10mm.
Se nel vostro condominio i ripartitori su alcuni radiatori sono montati ad altezze diverse nonostante lo stesso tipo di radiatore, si consiglia di contestare immediatamente il conteggio!
Di norma, no, Il ripartitore rileva i consumi misurando con dei termosensori la temperatura media del radiatore e se a due sensori, la temperatura d'ambiente. Questo presume che il ripartitore 'sappia' il 'comportamento' del radiatore nel punto di montaggio. Questi valori vengono rilevati in laboratorio e sono poi parte del calocolo del fattore (K) che appaia il ripartitore al radiatore sul quale è montato. Quindi è palese che, se installo il ripartitore in un punto non previsto e non accertato in laboratorio, questo rileverà i consumi in modo (anche fortemente) scorretto, rendendo inattibile tutto il conteggio di fine anno per tutti gli utenti.
Prendendo in mano le norme, la risposta deve chiaramente essere NO. Quindi, se un utente si rifiuta di fare installare il ripartitore nel punto previsto dalla normativa, questo radiatore dovrà essere stimato come fosse sempre aperto durante tutto l'esercizio.
Come azienda specializzata in materia da molti decenni, proponiamo un compromesso che pensiamo che sia tecnicamente accettabile, tenedo anche presente il fine ultimo dell'obbligo di ripartire in base ai consumi: il risparmio energetico.
Facciamo un'esempio: un utente ha un radiatore a piastre sul quale si rifiuta, per ragioni estetiche, di fare installare (saldare) il ripartitore sul fronte. In questi casi possiamo proporre di installare un ripartitore con sonda a distanza, installando la sonda che rileva la temperatura del radiatore su qualche parte meno visibile, ma sempre portante acqua (non su lamiere ecc). Il corpo del ripartitore stesso (con all'interno il termosensore per l'ambiente) viene montato vicino al radiatore.
Poi il fattore di correzione (Kc) dovrà essere stimato dai nostri tecnici specializzati in modo che sia sicuro che il ripartitore non rilevi consumi troppo bassi. Questo perchè per tale montaggio non esiste un valore ufficiale, testato in laboratorio.
Questa procedura la riteniamo la più affidabile per garantire a tutti gli altri utenti del condominio che quel radiatore non sia avvantaggiato, rilevando consumi troppo bassi, rispetto tutti gli altri.
Ovviamente questo compromesso, visto che è 'fuori norma', deve essere avallato dall'Amministratore/l'assemblea.
Assolutamente no! I ripartitori devono essere installati in modo che non possono essere smontati senza rompere dei sigilli oppure senza lasciare segni ben visibili. Quasi sicuramente, al loro interno, memorizzeranno un tentativo di manipolazione che poi viene trasmesso in codice in occasione delle letture del dispositivo.
Poi, per ogni tipo di radiatore, esiste una modalità di montaggio dalla quale non si può prescindere. Quindi il ripartitore deve essere montato sul nuovo radiatore come prescritto e poi fissato con dei sigilli nuovi.
Infine deve essere determinato il coefficiente di correzione (K) nuovo, coefficiente che è diverso per ogni tipo e grandezza di radiatore.
Conseguentemente per il rimontaggio si deve chiamare immediatamente l'azienda di servizi che gestisce il sistema di contabilizzazione!
Altrimenti non esiste altra soluzione che di stimare i consumi con valori di consumo teorici massimi.
Assolutamente no! Tutti i ripartitori che agiscono in un sistema (il condominio) per norma devono essere dello stesso produttore e dello stesso modello (se non dichiarato compatibile dal produttore)! Se esistono modelli diversi, i consumi devono essere stimati e i ripartitori rimpiazzati devono essere sostituiti!
Unità di consumo rilevati tra diversi produttori/modelli di ripartitori non possono essere confrontati.
Molti modelli di ripartitori di qualità spengono il display durante la notte. Questo soprattutto per risparmiare batterie ed evitare trasmissioni radio inutili durante la notte.
I ripartitori però continuano a rilevare i consumi.
I ripartitori per costi di riscaldamento rilevano i consumi in modo adimensionale e mettono il consumo di un radiatore in rapporto con gli altri. Poi, solo alla fine del periodo d'esercizio, si sanno esattamente i costi sostenuti per il riscaldmanto (combustibile, elettricità, spazzacamino, ecc.) e quindi solo allora si saprà il costo definitivo di ogni unità di consumo rilevata dai dispositivi.
Quindi dalle unità di consumo rilevate da un dispositivo si possono desumere i costi solo in grandi linee (ad es. prendendo come base il costo per l'unità di consumo dell'esercizio precedente)
Per il conteggio devono essere conosciuti sia le spese per l'energia (es. gas, teleriscaldmanto, combustibile, ecc) che quelle accessorie (corrente elettrica, manutenzione, spazzacamino, ecc) per tutto l'esercizio. Servono anche le letture di fine esercizio per tutti i dispositivi presenti nel condominio. Il conteggio per l'utente uscente quindi può essere solo fatto nel momento che si fa la ripartizione di fine esercizio per tutto il condominio.
In seguito all'obbligo delle comunicazioni mensili a tutti gli utenti, molti si preoccupano sulla conseguente maggiore esposizione alle onde radio.
Prima di tutto si può tranquillamente affermare che, in generale, l'inquinamento delle onde radio dei ripartitori certificati è minimo. La potenza di trasmissione corrisponde circa 1/200 della potenza di un telefonino.
Se però, ciònonostante, qualcuno rimane preoccupato, segnaliamo che esistono sistemi di ripartitori che emettono onde radio solamente quando trasmettono i dati necessari per le letture mensili. Nel resto del periodo rimangono muti.
Ci sono però anche moltissimi ripartitori che trasmettono in continuo (anche più volte ogni ora), anche quando i dati non vengono richiesti.
Quindi, se siete sensibili in merito a questa tematica, consigliamo di richiedere una certificazione scritta sulla frequenza di invio dati via radio che il ripartitore a voi offerto trasmette. Vedrete quanto sarà difficile ricevere informazioni certificate su questo tema.
Contatori di energia termica (di calore e/o freddo)
I principali tipi di contatori si possono distinguere con:
- contatori meccanici
- contatori statici
I secondi hanno un maggiore campo di misurazione e nessuna parte in movimento.
Per i primi il periodo di validità della verifica è 6 anni, per i secondi 9 anni
Si, per i contatori impiegati per il rilevamento di consumi in condomini, il periodo di validità metrologica è:
6 anni per i contatori meccanici
9 anni per contatori statici
Un contatore di calore (ma anche quelli per acqua) installato a norma deve essere sigillato in modo che nessuna parte possa essere rimossa senza che non ci si accorga!
Ad esempio, se qualcuno rimuove il sensore di temperatura di mandata, il contatore non rileverà consumi nonostante il riscaldmanto è pienamente aperto!
Consigliamo anche di fare approvare dall'assemblea come procedere se viene trovato un sigillo rotto (ad es. stima del consumo con valori altissimi)
Si, è lo stesso Dlgs 102/14 e smi che impone la ripartizione dei costi per il riscaldamento che impone anche la ripartizione in base ai consumi anche per l'acqua calda sanitaria.
Oltre ai tradizionali contatori per acqua lineari, esistono diversi tipi di costruzioni che permettono di rilevare i consumi praticamente in ogni punto di prelievo. Alcuni esempi tra molti altri. Tutti i contatori possono equipaggiati con moduli radio Equascan
Controller per il montaggio sulla valvola d'intercettazione
La cosa in assoluto migliore (e obbligatoria in alcune regioni) è di installare un contatore di energia termica tra caldaia è scambiatore di calore per l'acqua calda sanitaria in sala caldaia.
Se questo non fosse possibile, esistono formule tecniche per la suddivisione di questi costi.
Queste differenze sono normali e sono causate da diverse ragioni, anche tecniche. Una differenza, di solito per difetto dei contatori divisionali, fino al 20% è accettabile.
Si, ma legislazione di riferimento è diversa. L'obbligo per i contatori divisionali per acqua calda centralizzata (ACS) è chiaramente previsto dal Dlgs 102/14 e smi, mentre la legislazione in merito ai contatori di acqua fredda è regolamentata da altre leggi nazionali e regionali.
Come altamente specializzati sulla ripartizione dei costi di riscaldmento e acqua calda sanitaria centralizzata, possiamo essere di utile ed esperto supporto solo nel merito del Dlgs 102/14, cioè sull'installazione dei contatori divisionali e la rispettiva ripartizione dei costi.
Assolutamente si! Permette di regolare la temperatura d'ambiente alla temperatura desiderata. Si ottiene ancora maggiore risparmio se la testina termostatica è elettronica, in quanto con essa si può regolare la temperatura per orari diversi.
No, non sono interconnessi. La valvola influsice semplicemente sul rilevamento dei consumi del ripartitore: se lascia passare acqua calda, il ripartitore rileva il consumo.
Che la parte superiore del radiatore è più calda e la parte inferiore fredda è un comportamento normale e in fondo indica una buona regolazione dell'impianto di riscaldamento.
Prima di tutto i numeri sulla testa termostatica sono solo indicativi. Poi però si deve anche tenere presente che se il radiatore non viene alimentato con abbastanza acqua calda per potere riscaldare la stanza, la valvola termostatica non può fare nulla. Quando è tutta aperta lascia semplicemente passare l'acqua dell'impianto. Se questa però è troppo fredda il radiatore non potrà scaldare l'ambiente.
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